C’era una volta il congiuntivo. Nei salotti i ben pensanti e i ben parlanti tremavano nell’affrontare la desinenza d’un congiuntivo, sbagliarla era una gaffe imperdonabile, peggio che indossare scarpe marrone con lo smoking. A cent’anni di distanza è morto anche il congiuntivo, ucciso da quegli strumenti di comunicazione che in anglo-latino si chiamano mass-media e in italiano mezzi di comunicazione di massa [1].
il congiuntivo è morto, dicono. Omicido, suicidio o evento accidentale? Nessuna di queste cose. Credo si tratti della conseguenza logica di un fenomeno
illogico. Sempre meno italiani esprimono un dubbio; quasi tutti hanno opinioni categoriche su ogni argomento (vino e viaggi, case e calcio, sesso e sentimenti). Pochi
dicono “Credo che con il pesce si possa anche bere il vino rosso”. I più affermano “Credo che con il pesce si può bere anche il vino rosso”.
La crisi del congiuntivo non deriva dalla pigrizia, ma dall’eccesso di certezze. L’affermazione “Speravo che portavi il gelato” non è solo brutta: è arrogante (“Come
si permette, questo qui, di venire a cena senza portare il gelato?”). La frase “Speravo che portassi il gelato” è invece il risultato di una piccola illusione, cui segue una
delusione contenuta e filosofica. Accade, nella vita, che la gente dimentichi di portare il gelato.
La crisi del congiuntivo – ripeto – ha un’origine chiara: pochi oggi pensano, credono e ritengono; tutti sanno e affermano. L’assenza di dubbio è una caratteristica della
nuova società italiana. A furia di sentirci dire che siamo belli, giusti e simpatici, abbiamo finito per crederci [2].
Una recente conversazione con uno studente di Lettere mi ha indotto a riflettere sull’uso del congiuntivo. Che non ha, ai nostri tempi, grande fortuna. Ricevo lettere in
cui lo si rimpiange, perché lo si usa sempre meno; e in cui si esorta a salvarlo, prima che sparisca del tutto. Ma perché è in crisi? Abbiamo riflettuto, lo studente e io,
sull’evoluzione della lingua, che tende a semplificarsi. L’agonia del congiuntivo è dovuta alla semplificazione della lingua, e questa semplificazione, è dovuta a sua
volta all’attenuazione, presto alla scomparsa, delle classi sociali [3].
Uno studente di ingegneria, a sua volta, dice: “Ok, siamo a ingegneria informatica, ma prima ancora di essere ingegneri siamo italiani. Perché in certi settori i professori
che sanno parlare realmente la nostra lingua si contano sulle dita di una mano … senza 3 dita? Non parlare di scrivere romanzi e recitare la divina commedia come
Benigni, ma di usare il congiuntivo quando serve… Perché non ci riescono? Perché sono arrivati a ragionare come un certo prof che ritiene l’uso del congiuntivo
importante come sapere il funzionamento del termosifone?
Sarà che vengo da studi classici e magari ci faccio più caso, sarà che ormai Totti e Costantino scrivono libri, ma si può essere ingegneri e contemporaneamente usare il congiuntivo? O bisogna accontentarsi di un po’ di congiuntivite ogni tanto? [4]
Le parole di questo post non sono mie. Le fonti sono:
[1] Cesare Marchi, Morte del congiuntivo, in Impariamo l’italiano, Rizzoli, Milano, 1984, p. 87
[2] Beppe Severgini, L’italiano. Lezioni semiserie, Rizzoli, Milano, 2007, p. 149
[3] Piero Ottone, Il club esclusivo di chi usa il congiuntivo, “Venerdì di Repubblica”, 17 ottobre 2008
[4] http://forum.studentidia.org/topic/8140-notizia-di-cronaca-nera-il-congiuntivo-e-morto.
Dopo aver letto tutto l'articolo, che ne pensate?
Succede lo stesso a Buenos Aires?
Vi leggo!
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